L'Eroica..... 700km di viaggio in 16 ore

Partenza all’alba…. Quando mancano pochi minuti al sorgere del sole e per strada servono ancora i fari accesi per vedere la strada. Aria fresca, quasi fredda, strade deserte e silenziose che quando lo scarico del Ténéré spara qualche fucilata con il motore ancora freddo, ho paura di disturbare troppo chi ancora dorme in casa. Mentre mi avvicino al raccordo, scendendo per le vie dei castelli, all’orizzonte il sole comincia a farsi vedere e mi accompagna all’appuntamento con i soliti due amici per una colazione rapida. Uno più insonnolito dell’altro cominciamo a organizzare il giro, sono previsti tra 600 e 700km. Si evita di fare il pieno alle moto visto il prezzo assurdo della benzina sperando di trovare qulcosa di meglio in viaggio.

   

Si va con andature tranquille e turistiche, lasciamo il raccordo e prendiamo la cassia verso nord per arrivare a Montalcino. Cercare di stare dentro il limiti di velocità ed evitare gli autovelox è uno stress alla lunga ma c’è poco da fare, queste sono le regole. Cerchiamo di trovare un benzinaio per fare il pieno con un prezzo decente ma non esiste concorrenza e per pochi centesimi decidiamo di fermarci prima di crearci problemi inutili con le riserve. Facciamo il pieno, ematematicamente dopo pochi km di strada troviamo un prezzo eccezionale per la benzina ma oramai abbiamo preso la fregatura… succede sempre cosi… Arrivati alle 9:00 a Montalcino, che segna l’inizio del giro vero e proprio dell’eroica per noi, facciamo scorte di acqua e un paio di panini e puntiamo dritti alle indicazioni dei cartelli turistici che segnano tutti i 200km del tracciato.

   

Sono 200km di fuoristrada per modo di dire, si tratta di strade bianche con accenni di qualche sasso sporgente qua e la. È intervallata da tratti in asfalto che unisce tutti questi sterrati in un unico giro. È da considerare più un giro panoramico per chi lo fa in moto, e di eroico in realtà c’è solo il fatto che per noi si è trattato a fine giornata di 700km di viaggio in 16 ore, nessuna difficoltà a livello di guida.

   

Mentre procediamo, capisco che per godere veramente il giro, si deve fare in un preciso periodo dell’anno, quando i girasoli sono in piena fioritura. Si incontrano immense distese di campi coltivati a girasole, che ad immaginarli fioriti e illuminati dalla luce diretta del sole, si fa fatica a guardarli. Paesaggi coloratissimi che ti fanno fare continuamente soste per fare foto a non finire. Noi invece, da veri fenomeni, decidiamo di fare il giro di venerdi 17 di agosto. Praticamente i campi di girasole sono una distesa arida di fiori secchi striminziti che guardano per terra… gli altri campi coltivati sono stati già arati e rivoltati al sole mostrando distese di terra arida e di un monotono color marrone… se a questo ci si mette che il sole sale sempre più in alto e si fa sempre più insistente, in alcuni passaggi c’è stato molto poco di bello da vedere e da sentire se non caldo e polvere a non finire.

   

   

Per me poi la combinazione di venerdi 17 è stata profetica. Mi sono beccato prima una vespa o ape nel casco che mi ha punto facendomi diventare il naso il doppio del normale, poi, non contento, me ne sono beccata una seconda nella maglietta in piena pancia, che ovviamente mi ha punto di nuovo facendomi sentire le fiamme sulla pelle. Per non farmi mancare niente, in manovra da fermo per invertire la rotta, ho steso la moto per terra infilando la ruota davanti nel piccolo fosso che correva lungo la stradina… Che culo!

   

Facciamo una lunga sosta sotto l’ombra di un albero su un paio di panchine per mangiare, bere e riprendere fiato. Riprendiamo il giro che comincia ad essere segnalato in maniera strana, i cartelli ad un certo punto spariscono e dalla traccia gps che ho, vedo che abbiamo perso la rotta. Continuiamo comunque e riusciamo a riprendere la traccia e a ritrovare i cartelli che ci guidano per l’ultimo tratto di eroica che va da Siena a Montalcino. È stata la parte che ho gradito di più con qualche panorama migliore e qualche tratto appena appena più guidato di un semplice rettilineo di strada bianca.

   

   

Una volta concluso il giro ci aspettava il rientro a Roma, un noiosissimo lungo viaggio su asfalto tra autovelox e limiti di velocità a non finire… solo una sosta per il pieno, e poi tutta una tirata fino a casa. Tutto sommato però anche il rientro ha avuto la sua poesia, mentre si facevano le infinite curve tra i vari paesi attraversati, il tramonto ci ha accompagnati a guidare fino a notte per giungere finalmente sul raccordo dove ho potuto godere un po’ di velocità di crociera più coinvolgente. Una giornata vissuta in moto dall’alba al tramonto… era da un po’ che non lo facevo.

Raduno Ténéré 2012

Nel mese di luglio dell’anno dichiarato il più caldo degli ultimi 50 anni, poter dire di aver sofferto il freddo in moto non è cosa da poco… Partenza da casa alle 7:00 precise per il primo appuntamento con i soliti due amici di varie avventure. Le strade sono quasi deserte, aria piacevolmente fresca da 24/26 gradi e il sole ancora basso all’orizzonte. Prima tappa alla stazione esso del raccordo, il tempo di capire che siamo scesi veramente dal letto ma ancora mezzi addormentati, quattro schiaffi per svegliarci, il pieno, e si riparte verso il secondo appuntamento con altri 6/7 Ténéré.

   

Mettiamo in moto e appena usciamo dalla stazione di servizio, neanche a farlo apposta, sulla sinistra vedo arrivare tre Ténéré lucidati in viaggio nella nostra stessa direzione. Affondo sul gas per raggiungerli e il sorriso che si intravede sotto i caschi ci fa capire che siamo tutti diretti verso lo stesso posto. Ci accodiamo a loro diretti verso il secondo appuntamento. Subito dopo il casello, ci uniamo al secondo gruppo, anche qui quattro schiaffi, due battute e un po’ di commenti sulle moto per svegliarci per bene, e si riparte verso la meta, 120km ad Assergi. Come dicevo, siamo nell’estate più calda degli ultimi 50 anni, quindi vestiaro estivo e maniche corte. Il fresco mattutino di Roma è piacevole ma mentre ci allontaniamo dalla città si fa sempre più pungente. A metà viaggio praticamente mi sto cacando sotto dal freddo! 15 gradi in autostrada. Resisto fino alla meta dove l’aria è più temperata finalmente.

   

   

Si arriva ad Assergi che sembra che le nostre moto danno la sveglia al paese che normalmente sarebbe silenzioso, tanto silenzioso che si potrebbe parlare a voce normale a 100 metri di distanza. Scopriamo che la piazza principale è gia piena di moto pronte al viaggio, tanta gente e tante moto da vedere. È pieno di SuperTénéré, pochi 660, e molti altri Ténéré degli anni passati tenuti più o meno bene. Un piacere vederli e studiarli per rubare magari qualche bella idea.

   

Tra chiacchiere e commenti sulle varie moto, d’improvviso si sente un avviso che da 5 minuti alla partenza, tutti si scaldano, qualche motore che si avvia, ci si comincia ad ordinare in fila, gli ultimi avvisi su come procedere e in poco tempo inforchiamo la prima stradina montanara verso mete a me sconosciute… seguo il mucchio, basta che si viaggia e si da gas, so solo che si faranno almeno 180Km di montagne. I panorami sono subito spettacolari, vallate immense e verdi sotto il sole e ancora la piacevole aria fresca mattutina, tanto fresca che dopo qualche km mi ritrovo di nuovo a soffrire il freddo alle 11 di mattina. Alla stessa ora a Roma si boccheggia abbracciati ad un condizionatore. Si fa la prima tappa all’osservatorio sotto il gran sasso e decido di mettere il giacchetto pesante, fa troppo freddo.

   

Qualche foto al panorama, qualche maledizione al telefono che non fa i filmati in 3D come dovrebbe, e si riparte. Piccolissima escursione su uno sterrato di fianco alla strada per fare le foto a tutto il mucchio, bella idea… purtroppo per un partecipante l’idea è costata cara. Un SuperTénéré procede a passo d’uomo, poi si ferma, mette il piede a terra e scopre che non riesce a toccare a terra perché sul lato destro della moto c’è un piccolo solco che gli impedisce di poggiare il piede dove dovrebbe. Lascia andare la moto, 250 e più chili di moto a terra sui sassi contro le plastiche. Incredibile la quantità di graffi, righe e danni fatti sulle plastiche con una caduta cosi banale.

   

   

Si riprende il giro, tutti in fila verso la prossima meta. Altra piccola escursione in fuoristrada su quello che qualche mese fa era un laghetto o semi torrente ma che in estate è prosciugato. Sembrava un tratto molto banale ma invece si è rilevato interessante. Un fondo sabbioso alternato a piccoli tratti di terreno duro nel primo segmento, poi la parte più interessante su un fondo variabile di ghiaia da pochi centimetri, fino a 40/50cm dove qualcuno ha fatto sprofondare la moto fino a coprire metà ruota posteriore. Cerco di capire dove è finito il mio amico col GS1200, vedo davanti a me una nuvola infernale di fumo dal cui interno proviene un ruggito di un motore che urla a tutto gas. Non si vede niente, aggiro la nuvola di fumo e vedo che dalla parte davanti spunta fuori mezza forcella e ruota dell’inconfondibile GS. È il mio amico che cerca di uscire via da una buca scavata dalla sua moto facendo un inferno… mi sono scompisciato di risate e ho perso il momento per fotografarlo.

   

   

Aiuto un Ténéré 750 ad uscire via dalla sua buca fatta a forza di sgasate, e poi riprendo il mio Ténéré che riesce facilmente a procedere senza sprofondare troppo. Piccola e divertente variazione dall’asfalto. Si riprende tutti insieme il giro verso il ristorante che ci aspetta. Vallate immense e il sole alto si fanno sentire con un insistente caldo che comincia a risalire dal motore. Curve a non finire su asfalti di ogni tipo. Il gruppo si allunga e davanti rimangono solo quelli che scelgono un andatura più allegra. Io mi trovo nel gruppo davanti cercando un po’ di divertimento ma mediamente si procede ad andature civili su strade deserte che si incrociano soltanto altri piccoli gruppetti di moto.

   

Al ristorante il sole oramai è alto e bastona forte, ci si fionda tutti al tavolo al fresco. Solito pranzo matrimoniale, 3/4 ore di chiacchiere e piatti vari (per la verità non tanto buoni…). Nel tardo pomeriggio si riparte di nuovo intontiti dal sonno, questa volta non bastano quattro schiaffi a svegliarci, servono proprio quattro calci per tenere gli occhi aperti sotto la tortura del sole caldo. Il giro prosegue verso quote più alte dove ritroviamo il fresco e di nuovo impegnati giu per vari tornati e curve a non finire fin qunado arriviamo ad Assergi, che per noi indica la fine del raduno.

   

I soliti saluti alle nuove amicizie, ancora quattro chiacchiere sulle moto e di nuovo ci ritroviamo sulla noiosa autostrada verso Roma. L’aria fresca piano piano lascia il posto all’afa avvicinandosi a Roma, tappa per mettere giusto 5 euro di benzina e al casello ci si saluta pronti a programmare la prossima avventura… anzi è gia programmata, sabato prossimo a Carsoli a portare al pascolo tante GS, 80km di off.

Un giro tranquillo.... Finalmente

Dopo aver fatto un giro infernale, ho organizzato un giro tranquillo, un giro adatto ad un GS1200 gommato da strada. Praticamente enduro turistico senza pretese hard. Devo dire che ogni volta che abbasso i ritmi e dedico più tempo al posto in cui mi trovo, scopro sempre dei panorami incredibili che mi perdo tutte le volte che invece passo negli stessi posti con andature un pò più audaci, che non lasciano tempo alla distrazione.

   

Una giornata particolarmente riuscita dove abbiamo incontrato un gruppo di contadinozzi, che appena ci ha visto, ci ha chiamato a gran voce per offrire vino, carne, acqua fresca, cocomero.... di tutto, ed erano appena le 11 di mattina, mitici. Un agnello inforcato in un girarrosto improvvisato con un motore di un tergicristallo arruginito attaccato ad una batteria da 12V a farlo girare sul fuoco...

     

Dopo aver approfittato dell'ospitatlità, abbiamo proseguito con andatura tranquilla, il GS anche se gommato stradale sull'asciutto andava su tranquillamente. Strade bianche, battute e ben visibili che costeggiano vallate verdi e ardenti gia alle 11 di mattina con quasi 30 gradi.

    

Verso Camporotondo però abbiamo incontrato un terreno più umido, nei giorni passati ha piovuto e qualche fagaia l'abbiamo dovuta attraversare. Li la gomma stradale ha colpito il GS che s'è steso per terra senza preavviso... ma i mitici cilindri sporgenti (che un pò invidio quanto a protezione) come sempre evitano che la moto tocchi terra con l'intero fianco con qualche possibilità in più di salvezza per tutte le parti estetiche di troppo.

    

Verso le 13 al rifugio Saifar abbiamo fatto una pausa per mangiare e cazzeggiare un pò all'ombra di un albero. Stare li a motori spenti, nel nulla delle montagne non ha paragone. Una pace assoluta, solo qualche campanaccio al collo di qualche mucca sparsa per la vallata, vero e proprio "enduro turistico" lo chiamo io.

      

Verso fine giornata, tornando sulle stesse tracce da cui siamo venuti, abbiamo di nuovo incontrato il gruppo di contadinozzi che non hanno perso l'occasione per offrire di nuovo tutto quello che avevano, compreso l'agnello che alle 11 di mattina era in cottura... ancora ne sento il profumo e il sapore in bocca... che goduria!

     

Non c'è niente da fare, l'enduro sia che sia "turistico leggero" o "hard" lascia sempre il segno e la voglia di ripetere e trovare ancora nuovi posti da vedere.

Un giro infernale... me la sono cercata...

Dopo anni che mi infilo tra le montagne con le dovute attenzion ho fatto la caxxata! L'esperienza potrebbe però tornare utile a chi fa, più o meno, questo sport: evitare leggerezze che poi richiedono sforzi notevoli per uscirne fuori. Avevo organizzato "un giro tranquillo", una traccia tra Carsoli e Campo Rotondo. Conoscendo un pò la zona sapevo che probabilmente non sarebbe stata tutta percorribile con una moto da 200kg. L’idea era di arrivare fin dove si poteva e al limite tornare indietro. E' vero che sono stato in quei posti ma è anche vero che ne è passato di tempo e la memoria può giocare brutti scherzi: cosi è stato.

Partenza da Pereto, io sul Ténéré e un amico su KLE (che ad altezza da terra non è un granché, al massimo un palmo ma era ben corazzata con paramotore in ferro). L’inizio del giro è stato molto facile: strada bianca con varie difficoltà, anche stuzzicanti. Mi sono divertito parecchio a cambiare il setup delle sospensioni... Procediamo tra panorami davvero fantastici e la strada ben visibile e percorribile.

   

Arriviamo al punto di deviazione, dove iniziare l’esplorazione, e la cosa si è presentata subito impegnativa. Discesa di circa il 25% con gradoni e grossi massi da affrontare. Qualche perplessità e breve scambio di opinioni... Io: “Se qui scendiamo di sicuro non risaliamo con queste moto” e lui: “vabbè, proviamo va… vediamo com’è”. Il Ténéré è sceso digerendo ogni gradone senza troppa fatica, morbido sulle sospensioni, una goduria; il KLE più in difficoltà per il solo fatto di avere una scarsa altezza da terra… 200 metri in discesa impegnata che ci regala una certa soddisfazione nell’essere riusciti a passare. :)

Proseguiamo seguendo la traccia ma dopo qualche chilometro la strada sparisce mentre il gps ci guida dentro la foresta su un apparente single track. Di nuovo: “Che famo…?” E lui “mmmm… Proviamo, al massimo torniamo indietro”. Ok, andiamo su un tratto hard tra spuntoni di roccia, terra e foglie umide. Arrivati allo scollinamento ci rendiamo conto che la traccia non è per moto da 200kg. Con un ktm EXC non ci sarebbero stati troppi problemi a proseguire ma la prudenza ci ha fatto rinunciare. Torniamo sui nostri passi ma il problema era ripercorrere i 200 metri di gradoni fatti prima in discesa, che avremmo dovuto risalire, quasi impossibile se non maltrattando le moto e rischiando le frizioni. Ci ritroviamo a dover per forza proseguire la strada bianca che oltrepassa l’incrocio con la salita a gradoni… e vedere dove ci porta. Tutto sotto controllo comunque, siamo ancora sulla traccia gps segnata che punta verso Campo Rotondo.

   

Decidiamo però di deviare su una stradina invitante, giusto per movimentare un pò la cosa. E' cominciato un tratto di esplorazione nella foresta completamente improvvisato basandoci sempre sulle indicazione dei gps. Un tratto impegnativo in salita per scollinare e approdare di nuovo su una strada bianca oltre la montagna segnata sulla traccia. Il fondo è umido e pieno di foglie, il grip della ruota posteriore è al limite e la cosa si fa interessante: si sale soltanto se non si perde il ritmo di guida e la velocità. Il mio amico sale in cima con un buon ritmo, io invece distratto dal gps perdo il filo della salita e battezzo il Ténéré con la sua prima caduta. Nel tentativo di riprendere la salita vado per una ventina di metri ma il continuo scodare da tutte le parti mi butta a terra di nuovo. Riparto e finalmente riusciamo a passare tutti e due. Pausa pranzo così nel nulla sulla collina e poi si riparte giù in discesa.

   

Rusciamo a riagganciare la traccia originale che segue la strada bianca ma siamo dal lato opposto della montagna che ci separa dal punto di partenza. Sapere di essere su una strada bianca, ben indicata sul gps, mi ha fatto credere che il resto sarebbe stato facile, invece ci siamo infilati nell’inferno. Inizialmente la strada è stata facile e scorrevole ma ad un certo punto ci siamo ritrovati davanti la strada interrotta da una staccionata con filo spinato a pochi km dal punto chiave per il rientro. Facciamo il punto sulla situazione e decidiamo di abbandonare la strada per puntare verso la famosa salita per poi finire il giro... ovviamente "inventando" la strada nei boschi. Continuiamo e la strada bianca di nuovo sparisce, sicuri delle informazioni del gps che indica la direzione giusta (in linea d’aria siamo a 1km di distanza dalla salita impossibile dell’inizio traccia). Dobbiamo solo riuscire ad affrontare una montagna che ci separa da quel punto (!). La strada non è impegnativa ma senza rendercene conto ci siamo addentrati parecchio. La prudenza ci consiglia di non affrontare tratti troppo difficili, cominciamo a zigzagare fino a quando arriviamo in un punto invitante in discesa. A quel punto rifletto e di nuovo dico: “Se scendiamo qui non sappiamo dove finiamo e rifarla in salita non la vedo bene… troppe foglie e umido per 200kg...” Questo è il momento in cui la situazione si è complicata, nella foto qui sotto a destra ci trovavamo nella zona indicata dal cerchio giallo.

   

Mi giro per guardare dietro la strada da cui eravamo venuti… Irriconoscibile… alberi ovunque e pareti di roccia in ogni direzione, nessun orizzonte in vista… Ma da dove caxxo siamo entrati qui…! Avendo zigzagato tra alberi e pareti di roccia uno scarto di 10/20 metri a destra o a sinistra stravolge lo scenario. La cosa si fa seria. Mentre guido sono ormai sempre più distratto dal gps per orientarmi, così mi infilo in un gradone impossibile da superare e mi sdraio per terra… di nuovo… E che cavolo! Incastrato sotto la moto con il piede (e stavolta ho lasciato una cicatrice sul serbatoio) capisco che ricorderò questi momenti ogni volta che guarderò quella cicatrice sul serbatoio…Vabbè comunque abbiamo sto benedettogps cartografico che ci può aiutare. Una volta risollevata la moto riprendiamo e arriviamo su un cucuzzolo. Guardo il gps per capire che succede ma la sfiga - che c’ha un’ottima mira - decide che la batteria è scarica e di colpo si spegne............................... La mia prudenza organizzativa ha almeno evitato il coas totale: ho portato anche un secondo gps, il kalenji dove ho le stesse tracce caricate. Purtroppo non è cartografico e ho segnato solo dei waypoint che indicano i vari paesi, rifugi e riferimenti. Riassumendo: moto spente e ferme su un cucuzzolo da cui non sappiamo dove scendere per evitare di finire in un imbuto senza uscita (!).

Cerco a piedi la strada da cui siamo venuti. Niente… troppa discesa, non ricordavo di averla fatta in salita. Dalle indicazioni del gps capisco solo qual è la direzione giusta ma tra il sapere dove andare e riuscire a trovare un passaggio per le moto c’è un mondo. Ci avviciniamo alla traccia segnata dal kaleji in andata ma il terreno difficile ci costringe ad allontanarci di nuovo. Poi troviamo un tratto in discesa facile ed eventualmente ripercorribile al contrario in caso di bisogno. Stiamo puntando verso la traccia originale… Sempre più vicini cominciamo a riconoscere il posto: la chiazza di fango, la parvenza di stradino tra il verde e finalmente riusciamo a tornare in pianura in un punto riconoscibile.

   

Ritroviamo tutti i passaggi e torniamo sulla strada bianca ben segnata e scorrevole. Finalmente al sicuro decidiamo di andare verso la civiltà, o comunque di rimanere dove la strada è segnata. Sbuchiamo finalmente a Campo Rotondo. Il gps cartografico che nel frattempo era rimasto spento e attaccato ai 12v si era ricaricato un pò, purtroppo consuma più corrente di quella che riesce a ricevere in carica. È al 40%, Decido di affidarmi al tomtom, il classico “portami a casa”. Convinto di aver dato l'ok alle strade con pedaggio non mi accorgo di averlo fatto per le strade sterrate da percorrere. La stanchezza e la fretta mi hanno fatto dare per scontato che chiedesse dei pedaggi senza leggere. Così ci porta ancora dentro la montagna su sterrati, lo seguiamo e arriviamo sulla stessa traccia da cui aravamo scappati. Non ho idea di come il tomtom potesse avere quella strada ma dò per scontato che sia percorribile! Ci dice 15km alla prossima svolta.  Immagino saranno 15km di strada scorrevole bianca, è un tomtom… invece ci stavamo infilando in un inferno ancora peggiore del precedente. :-/ Andiamo avanti su una strada abbastanza scorrevole.

10km alla svolta e la strada diventa sempre meno “strada”. 9km alla svolta e la strada non è più una strada ma richiede una certa guida. Quando riesco a capire che il tomtom ci ha fatto infilare dentro Fosso Fioio è troppo tardi, tornare indietro è impossibile. Eravamo stanchi morti e soprattutto avremmo corso seriamente il rischio di bruciare qualche frizione tornando indietro, oltre al fatto che il KLE non poteva affrontare gradoni alti in salita con la poca altezza da terra che ha. Fosso Fioio è il letto di un fiume in secca in questo periodo, e il tomtom lo indica come strada sterrata! Ennesima caxxata del giorno appresso ai gps. Fosso Fioio è un bellissimo tratto da fare con un enduro leggero, ma con 200kg di endurona è un altro discorso. Poi con 85km di fuoristrada alle spalle affrontare circa 4-5 km di strada alternata a rocce grandi come sedie e gradoni da 30 cm di media, è veramente delirante. Tutto sommato il Ténéré andava avanti molto bene, non ha mai toccato e le sospensioni morbide aiutavano molto; con un pò di coraggio forse a manetta aperta sarebbe stato ancora più scorrevole. Il povero KLE però è andato oltre ogni suo limite. Io andavo avanti di 100 metri, mi fermavo e a piedi tornavo dietro ad assistere il KLE che procedeva a passo d’uomo e spanciava di continuo. Alla fine dopo circa un oretta di delirio ce l'abbiamo fatta, siamo arrivati alla civiltà: a Camerata.

   

Normalmente il Ténéré a metà serbatoio percorre almeno 220km, quando siamo arrivati a Camerata in totale avevamo percorso 190Km (partendo da casa) e avevo meno della metà del serbatoio: praticamente in totale circa 95km di fuoristrada tutti in prima e seconda. La considerazione finale che si tende sempre a non tenere stampata in testa: la memoria fa brutti scherzi tra le montagne pensando "qui ci sono passato tempo fa.... mi ricordo... forse qui... forse li....", poi se si esce in due e tutti e due hanno una discreta facilità di guida il problema è che fino a che non si arriva all’estremo né uno né l’altro decidono di fermarsi in tempo.

La Vecchia Ferrovia...

E finalmente ho potuto testare il Tènèrè in una uscita off, che in teoria doveva essre soft, poi però si è trasformato in un vero e proprio giro enduristico di un certo impegno. L'intenzione era quella di conoscere il tènèrè nel fuoristrada in maniera soft, un po’ per volta, e la giornata sembrava essere iniziata cosi come speravo. Conoscendo però i tipi che mi hanno accompagnato, immaginavo che facilmente ci si sarebbe infilati in un giro molto più impeganto… e cosi è stato.

   

 

   

   

La vecchia ferrovia è un tracciato abbandonato dalle parti di Civitavecchia, nato da uno dei tanti sprechi di denaro pubblico e che è stato da tempo abbandonato a se stesso e alla rovina. A questo link trovate informazioni dettagliate sulla storia del progetto di questa ferrovia. Fortunatamente è possibile sfruttarlo in parte per un giro soft in moto, almeno fino a che non si incontrano i muri di sbarramento che richiedono non poco impegno per essere superati.

   

   

Anche in questi passaggi tra i muri di sbarramento, che poco hanno a che fare con l'enduro, il Tènèrè ha mostrato uno dei suoi vantaggi rispetto ad altre ciccione ingombranti e poco snelle, faccio un nome a caso: GS! La cosa potrebbe sembrare scontata ma all'atto pratico passare in 5 secondi dove un GS ci mette almeno un minuto con l'aiuto esterno, una certa soddisfazione la da...

   

   

   

In breve tempo si arriva all’ostacolo non oltrepassabile con moto da 200kg, il ponte. Da qui poi si e passati su altre tracce decisamente più enduristiche che ci hanno portato a scoprire panorami bellissimi e dove ho scoperto che il tènèrè viaggia tranquillissimo e difficilmente tradisce uscendo dalla traiettoria impostata. Salite piene di sassi su cui sale tranquilla e le sospensioni, accoppiate al peso di 200kg, lavorano tantissimo e perdonano anche sbagli di una certa sostanza.

   

   

Mi è capitato in un paio di occasioni di vedere delle vere e proprie voragini all’ultimo momento dove, come unica soluzione possibile per poterle affrontare, era assecondare la moto, e “fidarsi” di lei fino in fondo. Che dire… Non mi ha tradito mai. Un affondo infinito della sospensione davanti che mantiene l’avantreno stabile e in traiettoria. Un po’ più nervosa la sospensione dietro dove in un passaggio mi sono sentito la sella sparata nel fondoschiena, un salto isterico della sola ruota posteriore ma nonostante questo la moto non ha mai perso la traiettoria. Questione di regolazione della molla e della pressione gomme.

   

   

Ho potuto poi costatare di persona quello che ho sempre immaginato guardando il Tènèrè su come è stato costruito, e su certe accortezze per poter sopportare trattamenti al limite del selvaggio. Ho scoperto doti molto più in la di quello che potessi pensare. Sbattuta a terra più volte su erba, fango, e in un fiume tra le rocce non ha accusato la minima incertezza sul motore, e il ben che minimo graffio o cicatrice su qualsiasi parte della moto. Plastiche grigie comprese. Qui ci sono un centinaio di foto del giro fatto, buona visione.